Superare i propri limiti rivivendo le emozioni del passato
Qualche mese fa mi sono trovata nella situazione di dover preparare un discorso di 5 minuti per l’esame di Public Speaking. Posso solo dirvi che sono stati i 5 minuti di esame più belli e intensi del mio percorso al TAG (Trento Alta Formazione Grafica) perché in quell’istante ho capito che quello che fino a quel momento mi spaventava, se coltivato, poteva diventare un punto di forza e un motivo di gioia.
“Eccomi qui con i miei nuovi 5 minuti. Ma prima di scoprire il perché di questo miei nuovo 5 minuti, vorrei fare un passo indietro. Vorrei tornare a due anni fa, quando facevo di tutto per non parlare davanti alle persone, anzi cercavo sempre di far parlare gli altri. Avevo paura, come tutti noi d’altronde. Avevo paura del giudizio degli altri, di quello che potevano pensare o dire; ma soprattutto avevo paura di quello che avrei potuto dire io una volta salita su quel palco. Siamo umani e come tali siamo stati progettati per evitare la paura e ricercare invece sicurezza e stabilità. Tutti conosciamo la famosa comfort zone, quel piccolo cerchio che delimita ciò che conosciamo e che ci permette di non esporci, dall’ignoto ovvero quello che non conosciamo e che ci costringe a metterci in gioco.
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Ogni volta mi trovavo nella situazione di dover scegliere se parlare o non parlare. Sapevo benissimo che se avessi continuato a scegliere di non parlare nulla sarebbe cambiato, eppure regolarmente scegliere di non parlare. Inventavo sempre delle scuse, come facciamo tutti: “Non è il momento giusto”, “Sicuramente fallirò”, “Sono timida”. Erano solo scuse che, con il passare del tempo, costruivano una gabbia intorno a me dalla quale avrei sempre fatto più fatica ad uscire.
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Quello che vi ho raccontato era la mia difficoltà di parlare in pubblico. Ora però guardate questo video che mostra il periodo in cui stare sul palco davanti a delle persone non mi intimoriva, anzi mi riempiva il cuore di gioia.
Salire sul palco ballando era la cosa che mi riusciva meglio e quella che mi permetteva di far vedere agli altri cosa ero in grado di fare.
Ero così a mio agio e sicura di me stessa su quel palco, perché non poteva essere la stessa cosa quando parlavo in pubblico. Mi sono chiesta se ballare e parlare davanti a centinaia di persone fossero due cose così diverse. In realtà no, sono due cose più simili di quanto avessi mai pensato. Da quando decidi di ballare davanti ad un pubblico a quando le luci sul palco si spengono e il pubblico applaude, tutto è uguale, ve lo assicuro: quella che una volta era la mia coreografia ora è il mio discorso, i miei passi sono le parole e il mio modo di muovermi è la mia voce. Senza rendermene conto il mio cervello stava associando momenti del mio passato a momenti del mio presente in modo del tutto naturale.
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Dovete sapere che nel nostro cervello sono immagazzinati tutti i nostri ricordi, ma i ricordi che rimangono più vividi nella nostra mente sono quelli in cui abbiamo provato delle emozioni intense.
Pensate ad un ricordo, bello o brutto che sia, un ricordo al cui pensiero vi faccia provare delle sensazioni fisiche. Vi siete mai chiesti come sia possibile che un ricordo, un qualcosa che non esiste, vi faccia provare delle sensazioni fisiche.Vi dirò quella che per me è stata una bellissima notizia: il nostro cervello non distingue ciò che è reale da ciò che non esiste e questo meccanismo ci permette di ingannare la mente a nostro piacimento.
Quello che ho capito è che possiamo sfruttare le emozioni intense di quei ricordi, come input per aiutare noi stessi ad affrontare le situazioni difficili del nostro presente, superando i nostri limiti e le nostre paure. Ed è proprio quello che sto facendo in questo momento… Sto ingannando la mia mente facendole credere di essere ancora su quel palco a ballare e rivivere di nuovo quei famosi 5 minuti.”
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Quello che avete appena letto è il discorso di 5 minuti preparato per il mio esame di Public Speaking. Erano due anni che aspettavo questo corso e il giorno dell’esame, nel momento in cui ho cominciato a parlare, ho superato il mio limite e ho capito che quello che mi sembrava impossibile era in realtà la cosa più bella e divertente che potessi fare.